Una delle sfide che l’architettura contemporanea si trova ad affrontare oggi, è quella del rapporto che le nuove tecnologie impongono nella necessità di trovare soluzioni alla salvaguardia del nostro ecosistema, con la tutela della poetica architettonica che, in qualche modo, ne viene penalizzata; tale condizione resta e deve restare sempre il fine ultimo della buona progettazione che, innovatrice di sensazioni emotive, di benessere sensoriale e comodità nell'essere vissuta nei suoi valori sociali e culturali, altro non è, in sintesi, che la rappresentazione della sua naturale ed effettiva “bellezza".
E’ importante dunque che le nuove tecnologie di cui l’ Architettura si serve, non siano soltanto delle superfetazioni, cioè delle soluzioni semplicemente "appiccicate", che poco o per nulla dialogano con le strutture che le supportano, ma al contrario, ne condividano il linguaggio formale ed il ritmo concettuale, in modo da determinare esse stesse nuove forme ancora sconosciute, quando non divengano, esse stesse, Architettura.
In quest’ottica la tesi di Flavio Paulin è da considerare altamente sperimentale, e si misura con questa sfida, volendo dimostrare che, attraverso una ricerca sui materiali, sulle forme compositive, e sulle modalità di applicazione, è possibile realizzare un edificio nZEB, cioè a consumo quasi zero, che abbia non solo le caratteristiche di sostenibilità di cui alle attuali necessità, ma anche quelle di un progetto di ricerca per nuove soluzioni estetico/formali.
Il progetto sviluppa, prima di tutto, una attenta analisi del territorio nel quale si colloca, attraverso un masterplan di riqualificazione ambientale e funzionale dell’area di intervento; area situata a nord/est della città di Roma, in zona semiperiferica caratterizzata da costruzioni semiintensive, a ridosso di Viale Ionio, che ne costituisce l'asse viario principale; vengono proposti nuovi insediamenti a completamento delle costruzioni esistenti, e nuove attività a carattere locale di cui attualmente l’area appare mancante o carente, tra cui un edificio ludico in legno lamellare, polifunzionale per 100 bambini.
In questo caso, contrariamente a quella che è la prassi comune della progettazione, la composizione prende vita da un modulo di base; il minimo elemento compositivo, un corpus progettuale costituito da un pannello di rame in forma quadrata, contenente al suo interno delle celle fotovoltaiche posizionate a loro volta con inclinazione variabile a seconda della posizione mantenuta nell’involucro stesso rispetto al sole; tali moduli, replicati secondo linee isometriche precise, generano la struttura, fino a coprire l’intera superficie dell’ involucro, che in questo modo si caratterizza come un padiglione tondeggiante sostenuto fisicamente da una struttura in legno lamellare.
Una serra solare bioclimatica ed un giardino d'inverno, posti alle due estremità della costruzione, contribuiscono a preservarne ulteriormente l’armonicità ma contribuiscono al contempo al suo rendimento, attraverso le loro rispettive funzioni.
Un "canon lumiere" in doppio vetro ha la funzione di portare luce al piano inferiore semiinterrato, ma contribuisce a dare al progetto un'aria piuttosto futuribile ed inusuale.
Nella tesi è stato elaborato un dimensionamento di massima della struttura, con controllo degli stati limite di esercizio e degli stati limite ultimi, attraverso i risultati del software professionale dedicato, i cui risultati sono stati rappresentati anche visivamente e tridimensionalmente.
L’obiettivo di nZEB viene raggiunto attraverso lo studio dettagliato ed approfondito di tutti i componenti, sia opachi che trasparenti della struttura; pareti, divisori, travi, tutti i materiali facenti parte del progetto, vengono analizzati nelle loro caratteristiche fisiche e meccaniche, e nei loro accorpamenti fino a raggiungere le trasmittanze ottimali.
Le verifiche di nZEB confermano il risultato di un edificio in classe A+.
In ultimo, un business plan ha calcolato la spesa necessaria per l’investimento, individuandone i tempi e le fasi della convenienza economica in termini di rientro, e rappresentandone i risultati in un paio di grafici.
Fondamentale è la considerazione che l’impianto fotovoltaico, da cui l’edificio ricava la sua indipendenza energetica, è inserito nella struttura stessa, facendo parte dell’opera architettonica; in questo modo la spesa per il suo investimento, in termini economici, viene assorbita dai costi stessi della costruzione.
Dunque questo progetto, nel tentativo di plasmare gli elementi tecnologici e strutturali che si accompagnano, i materiali diversi che convivono in funzione del loro obiettivo, si impone di renderli correttamente armonici tra loro e all’obbiettivo, che non deve parlare solo di numeri, di indici prestazionali, di rendimenti, ma anche e soprattutto di "poesia dell' insieme".
Flavio Paulin
IngEnergia.it
Tel: +39 328 8710474
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